Cos’è per me il viaggio

Ho deciso di affrontare questo argomento perché penso che per ognuno di noi la parola viaggiare offra illimitati spunti all’immaginazione con tematiche e sopratutto aspettative sempre diverse.

Inutile star qui a cianciare su cosa vedere e come viaggiare, molteplici sono gli stili, le attrattive, le attese e le mete. C’è  chi lo fa per staccare la spina dal quotidiano, chi per visitare e godersi luoghi di cui  ha sempre sentito parlare ma non ha mai avuto modo di scoprire, chi per poter raccontare agli amici di essere stato in questo o quel posto gettonato, dove magari gli altri per molteplici motivi,  non sono stati o non potranno  mai andare.

Chi ha qualche anno in più della maggior parte di voi come me, ricorderà sicuramente dello strano fenomeno che accadeva a cavallo tra gli anni settanta e i primi del novanta. Questo periodo vide infatti nascere due tipologie ben distinte e completamente opposte di viaggiatori. Ma andiamo per ordine.

Erano anni molto diversi da oggi, la vita scorreva perlopiù con ritmi rilassati, venivamo da un diffuso benessere che aveva visto le nostre famiglie stabilire un senso di stabilità con il proprio mondo, dopo aver vissuto gli stenti post guerra dei loro genitori e spesso della loro infanzia. Il mondo era rappresentato dalle immediate vicinanze di tutto ciò che li circondava. Le priorità erano sostanzialmente dirette verso un modesto e mai smodato consumismo ed  erano rappresentate da beni sostanzialmente materiali dei quali magari da piccoli, avevano dovuto fare a meno.

Il lavoro non mancava, i sindacati non avevano ancora concesso  tutto lo sfacelo che oggi viviamo quindi, la situazione poteva definirsi stabile a medio lungo raggio. Questo favorì il nascere dei desideri sopra citati, di territorialità, per il piacere di distinguersi, di godersi la loro fetta di rivalsa sulla vita e per offrire a noi, figli di quel periodo, un futuro migliore del loro.

Sostanzialmente le massime erano queste: L’acquisto della casa, il suo arredamento (non dimentichiamo che in quel periodo le donne erano ancora spesso casalinghe), la macchina, le vacanze.

E proprio su questo tema nasce l’origine dell’ articolo. Le vacanze. Perché alla fine, il viaggio è un’estensione della vacanza.

Ma come erano concepite le vacanze? Anche qui senza andare troppo per le lunghe le tipologie di vacanzieri si contavano sulla punta delle dita:

Chi aveva maggiori possibilità optava  per l’acquisto di una casa per le vacanze, chi si affidava alla canonizzazione del benestante optava  per mare e montagna in località in voga, il resto si affidava al turismo itinerante e da qui il boom delle roulotte e dei camper molto piu adatti al viaggio rispetto alle prime che privilegiavano la stanzialità.

Il viaggio, sopratutto all’estero era considerato come qualcosa di effimero, un surplus da vanto, da prendere in considerazione solo dopo aver realizzato i punti sopra elencati, in poche parole quasi non esisteva. D’altronde non eravamo nell’era di internet, delle offerte low cost, delle offerte possibili solo con un’agguerrita lotta di offerte tra compagnie, sostanzialmente erano soldi buttati tanto si sa, tutto il mondo è paese.

Passiamo dunque a noi figli di quella generazione, che avendo vissuto la serenità di quegli anni, nel crescere, abbiamo sentito il bisogno di ampliare i nostri confini già marcati, abbiamo avuto il modo per fuggire a quelle routine apprezzate ma comunque imposte dalle nostre famiglie. Non più quindi le domeniche al campeggio o presso la casa al mare, ma muniti di quattro soldi e della voglia di sfide, a cavallo delle nostre vespe ci avventuravamo verso nuovi lidi, alla scoperta si, di nuovi posti da vedere, ma sopratutto nella ricerca di scoprire il nostro rapporto con il mondo che non conoscevamo realmente.

Da qui, tutta la letteratura di viaggio, dai vari Ted Simon a Ernesto Guevara, Marco D’ambrogio per approdare al mitico Giorgio Bettinelli.

viaggi vespa anni 80

 

Il nostro ideale di viaggio, o forse il mio, è stato ispirato da questa gente, i nostri on the road non attraversavano a 14 anni nazioni o paesi lontani, ma arrivare a Castiglioncello partendo da Roma con il “Si 50”, con la voglia di mettersi alla prova nei confronti delle difficoltà, dell’imprevisto e mantenere comunque il desiderio di scoprire cosa c’è dall’altra parte. Anche il modesto budget a disposizione ha aiutato questa tipologia di viaggio, perché proprio la necessità ti mette nelle condizioni di dover  interagire con gli altri, di comprendere il loro punto di vista e permettetemi di dire, anche di non “Tirarsela” troppo.

Ovviamente col tempo i confini si sono sempre allargati, le mete allontanate, ma credetemi almeno per quanto mi riguarda, l’emozione di andare a Pechino o a Cervinia resta invariata.

Ecco perché in questi anni con Luisa mia moglie, abbiamo deciso di creare “Sagreinmoto”, perché pur avendo due approcci diversi al tipo di viaggio (Io non parlo che un inglese stentatissimo e scolastico e ne vado fiero, perché  diventa ancora più fondamentale interagire per spiegare le proprie necessità o per intrattenersi a bere una birra con lo straniero 😉) , ci piace comunicare a tutti l’entusiasmo che anima ogni viaggio, lungo o breve che sia, lontano o vicino, che riempia i nostri album di foto, o semplicemente arricchisce il nostro cuore di emozioni.

Poi ognuno scelga il suo.